Colletto Pramand: 50 cm di neve fresca e farinosa.

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La neve ha fatto la sua comparsa su tutto l’arco alpino e anche in Val di Susa la stagione autunnale ha regalato copiose nevicate, soprattutto sopra i 2000 metri. Abbiamo così approfittato della prima neve per inaugurare la stagione con una bella escursione con le racchette, che ci ha portati a raggiungere il Colletto Pramand.

Partiamo, intorno alle ore 9, dal ponte sul torrente Geronda, in cima all’abitato di Salbertrand. Per la prima parte del percorso, quasi totalmente priva di neve, abbiamo seguito la mulattiera che porta alla borgata di Frenèe, ormai diventata un punto di passaggio classico delle nostre uscite. Superato il piccolo paese lo scenario cambia totalmente, la neve caduta abbondantemente nei giorni precedenti, diventa la principale protagonista del percorso. In pochi minuti raggiungiamo la strada che sale da Moncellier e scopriamo che alcune macchine sono passate di recente, schiacciando la neve e rendendo così più agevole il nostro procedere.

 

Salendo di quota, il panorama si apre anche sulla Bassa Valle e sul Rocciamelone, imbiancato fin dalle sue pendici. La zona del parco naturale del Gran Bosco che si trova sull’altro versante della vallata è anch’essa carica di neve e regala un bel colpo d’occhio durante la nostra salita. Il silenzio è interrotto solo da un gruppo di quad che scendono lungo la strada. Superato il Rio Secco le tracce dei quad si interrompono e ci troviamo così davanti a noi un manto nevoso molto soffice ed immacolato. La salita diventa più faticosa per via della tanta neve caduta, ma un bel sole e condizioni climatiche favorevoli ci spingono a procedere. Superato il Rio Chanteloube grazia ad una galleria militare, alcuni brevi tornanti ci permettono di raggiungere il Colletto Pramand, dove decidiamo di pranzare proprio sotto al Monte Seguret, prima di intraprendere la discesa. Il panorama da qui è veramente interessante, dal momento che è possibile scorgere tanto la dorsale che separa la Val di Susa dalla Val Chisone, quanto le montagne di confine con la Francia della conca di Bardonecchia. La discesa risulterà anch’essa faticosa per la neve, ma piacevole per il paesaggio, reso particolare da una fioca luce tipicamente invernale. 

 

Fort de l’Olive: una fortezza di fine Ottocento in perfette condizioni

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Il fort de l’Olive rientra nel sistema difensivo della città di Briançon, edificato tra il 1881 ed il 1882, con finalità difensive verso il Col des Acles ed il Colle della Scala.

In una giornata un po’ nuvolosa di luglio abbiamo deciso di visitarlo, partendo dall’abitato di Plampinet, nel comune di Nevache e risalendo un bel bosco in direzione di questa fortificazione. Il non eccessivo dislivello e l’ottimo sentiero permettono di godere a pieno dell’itinerario, di conoscere questo luogo ed anche di ammirare un bel panorama su tutta la zona circostante. Inoltre raggiungendo l’edificio da questo percorso permettono di incontrare lungo la salita anche la ridotta del forte, oggi in parte restaurata.

 

In questa occasione è interessante conoscere anche un po’ di storia. La costruzione risale al 1881 ed occupa una superficie di 2,5 ettari. I progetti prevedevano la presenza di una guarnigione di 143 uomini e 14 pezzi di artiglieria da 120mm del 1878. La principale funzione era difensiva e lo inseriva nel sistema difensivo della città di Briançon e del Col du Granon.

Negli anni Trenta, durante la costruzione della linea Maginot, il Fort de l’Olive venne parzialmente ristrutturato ed i lavori portarono alla costruzione di due casematte sul versante Nord, ciascuna attrezzata con un cannone da 75mm del 1897, sempre con la volontà di proteggere il Colle della Scala e quello del Thures. Gli attacchi nei confronti del Fort de l’Olive non arrivarono però via terra, furono infatti alcune cannonate provenienti dallo Chaberton a colpire il muro di cinta della costruzione, ancora oggi segnato dall’episodio del 1940. Al termine della Seconda Guerra Mondiale, venuti meno i presupposti di un attacco italiano, la costruzione è stata destinata alle esercitazione del Centro nazionale d’agguerrimento in montagna. 

L’ultimo cambiamento riguardante il forte risale al 2011, quando il governo francese ha venduto al comune di Nevache la struttura al prezzo simbolico di un euro. 

Cima Dormillouse: alla scoperta del nuovo Bivacco Matteo Corradini

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La Valle del Thures costituisce una meta classica per le nostre uscite in montagna. Poco frequentata in estate, anche per la presenza di un paio di alpeggi pericolosi per la presenza di diversi cani, classica meta per lo scialpinismo in primavera, soprattutto sul versante di confine con la Francia. Una di queste montagne è la Cima Dormillouse, 2908 metri, raggiungibile dalla Valle del Thures con una bella escursione.

Incuriositi dalla presenza di un nuovo bivacco sotto la vetta e spinti anche dal fatto di non esserci mai stati, abbiamo salito questa cima in una bella domenica di agosto. Lasciamo la macchina poco dopo l’ex forte Chabaud, riuscendo in questo modo ad evitare di dover passare a piedi da questo punto, reso impraticabile da alcuni cani molto aggressivi. Non proseguiamo a piedi lungo la strada che conduce al Colle di Chabaud, ma svoltiamo subito a sinistra, imboccando una strada forestale chiusa al traffico che sale in un bel bosco lungo le pendici del Monte Giassez. Dopo aver superato alcuni tornanti, abbandoniamo il tratto nel bosco, superiamo due vecchie caserme militari e raggiungiamo la bella croce di vetta del Monte Giassez. I colori di fine estate fanno da contorno, così come la bella giornata di sole, che illumina già la restante parte dell’itinerario, che prevede il passaggio dalla Cima Dorlier.

 

Perdiamo temporaneamente un po’ di quota, ma, tenendoci alti lungo l’ampio costone erboso, ci dirigiamo verso la cresta rocciosa della Cima Dorlier. Il passaggio potrebbe sembrare difficile, in realtà si incontra un’ampia cengia, opportunamente sistemata in epoca militare, che permette di attraversare pochi metri sotto la già citata cresta, fino a sbucare proprio sotto la vetta della montagna. 

Superata anche questa asperità, il percorso segue vaghe tracce di sentiero, risultando sempre facilmente individuabile e raggiunge dopo alcuni sali e scendi, una breve pietraia, sopra la quale è collocato il nuovo bivacco Matteo Corradini. La famiglia del ragazzo deceduto un paio di anni fa, ha voluto compiere questo gesto per ricordarlo, mettendo a disposizione di tutti un punto di appoggio. Pochi metri separano il bivacco dalla cima della Dormillouse, ben segnata da una croce metallica.

  

Dopo aver guardato attentamente il notevole panorama circostante ed esserci gustati un buon panino iniziamo la discesa. Invece di passare nuovamente per la Cima Dorlier e per il Monte Giassez, ci teniamo più bassi nella vallata seguendo alcune tracce di sentiero che diventano sempre più evidenti fino ad incontrare la strada di fondovalle. Questo percorso può essere utilizzato anche come itinerario di salita alternativo a quello da noi intrapreso; risulta meno panoramico, ma non presenta perdite di quota.