Monte Lungin: una bella e lung(in)a gita in Val Troncea

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Val Troncea

Con il mese di giugno si torna a salire verso l’alto, la bella stagione è oramai iniziata, i prati sono in fiore e le giornate sono tanto lunghe da non trovare quasi fine: condizioni perfette per belle e lunghe gite. In un’assolata giornata della scorsa settimana la scelta è ricaduta sul Monte Lungin, sommità posta sul fondo della Val Troncea, proprio al di sopra delle sorgenti del torrente Chisone.

Permetteteci una breve ma doverosa digressione. Abbiamo indirettamente citato in questa introduzione il sole, i fiori e l’acqua, cosa manca? La neve! Nelle Alpi Occidentali, il paesaggio di media ed alta quota del mese di giugno si caratterizza generalmente per l’alternanza di verdi prati e di grandi aree ancora coperte dalla neve. Quest’anno la situazione è differente; anche nelle valli più ombreggiate le chiazze di neve sono totalmente assenti e la percezione visiva è quella tipicamente agostana. I corsi d’acqua solitamente carichi e rombanti, sono silenziosi e limitati nella loro portata. La situazione non può che destare preoccupazione.

L’itinerario percorre nella prima parte tutta la strada di fondovalle, dal parcheggio di Laval, dove è posto il confine del parco naturale, sin nei pressi dell’Alpe May. Da qui si continua su sentiero seguendo il corso della vallata principale, salvo poi abbandonarlo per raggiungere il Colle della Valletta. Con percorso piuttosto logico ma ripido si guadagna quindi l’antecima e poi brevemente la massima sommità della montagna. Negli ultimi metri si incontrano le uniche (contenute) difficoltà del percorso con il superamento di alcuni costoloni rocciosi.

Se cercate un luogo scarsamente frequentato, questo itinerario farà certamente al caso vostro, durante la salita gli unici esseri viventi incontrati sono stati le marmotte ed un solitario camoscio. Allo stesso tempo occorre tenere a mente che si tratta di un percorso piuttosto lungo (circa 20 chilometri) e che in alcuni tratti il sentiero non è molto evidente: paletti di legno e segnavia aiutano in ogni caso nell’individuazione della corretta direzione.

Un ottimo itinerario per chi non conoscesse la Val Troncea oppure per chi l’ha già frequentata e cerca un angolo meno battuto.

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Cresta Ungherini salendo dal Canale Ruggito del Coniglio

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Sabato 30 aprile la meteo non dava certezze ma la voglia di fare la cresta Ungherini era talmente forte che alle 7.00 eravamo a Puy, frazione di Beaulard in Val di Susa. Controllo del materiale: 2 corde 30 metri, caschetto, ramponi e picche, un po’ di friend, qualche moschettone e tanta voglia di divertirsi.

Il primo tratto si svolge su una bella mulattiera, a tratti ripida, che in circa 1 ora ci consente di arrivare alla base del canale Ruggito del Coniglio, lungo circa 300 metri di cui gli ultimi 100 piuttosto ripidi.
Le condizioni non sembrano eccezionali: le temperature alte della notte non hanno permesso il rigelo del manto nevoso e la progressione è molto faticosa. Decidiamo comunque di proseguire sperando che, superata la delicata cascatella ghiacciata, la situazione migliori.
Intanto il cielo inizia a diventare blu…ottimo segno!

Il manto nevoso del canale, anche se non portante, è sufficientemente solido per progredire con le due picche e i ramponi. Il contesto è veramente “souvage”; raggiunta la parte rocciosa ci manca l’ultimo tratto piuttosto ripido per raggiungere il colletto e, quindi, attaccare la cresta.
Sbuchiamo sul colletto e ci gustiamo insieme al panorama anche una barrettina energetica.

La cresta ha buona roccia se si percorre il filo, decisamente meno solida appena ci si abbassa. Ci sono divertenti passaggi aerei fino a raggiungere un primo torrione, che si sale senza particolari difficoltà. Mantenendosi sempre sul filo di cresta si raggiunge il secondo torrione (il più alto) una discesa in doppia di 20 m (cordone e maillon presenti) consente di scendere al colletto successivo, da dove si sale facilmente sull’ultimo torrione.

Da qui per superare il salto successivo decidiamo di scendere, sempre lato francese, lungo un canalino poco marcato che parte direttamente dalla cima del torrione.
Seguendo una cengia passiamo sotto la cresta e in breve riprendiamo il filo, fino a raggiungere il Passo d’Arbour, con la sua storica caserma.
La cresta ci ha dato grande soddisfazione ma il piccolo paese di Puy, che vediamo in lontananza, ci induce a non ripercorre la cresta; ci sono ancora alcune ore di cammino e tanta neve…

Decidiamo, quindi, di scendere per sfasciumi, seguire un tratto di un vecchio sentiero, individuabile anche da qualche tacca sbiadita, e risalire dove avevamo attaccato la cresta e dove avevamo lasciato un po’ di attrezzatura. Recuperato il materiale, quindi, scendiamo a valle percorrendo un lunghissimo pendio nevoso dove il sole aveva fatto il suo “lavoro”: immersi nella neve molle fino alle ginocchia raggiungiamo un torrente e poco dopo ritroviamo la mulattiera per raggiungere Puy.
Grande e lunghissima giornata con l’amico Fede che, come sempre, propone “momenti di montagna” sempre emozionanti.

Rocce della Sueur (Valle Susa)

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27 Febbraio 2022…cerchiamo un po’ di neve fresca?
Dai saliamo e vediamo cosa troviamo…

Questa gita nasce proprio così: lasciamo la nostra auto al parcheggio a Pian del Colle ed imbocchiamo la strada che porta in Valle stretta.

Dopo un paio di tornanti vi sono le indicazioni per il Colle della Scala: seguiamo il “tracciato estivo” e in circa un’ ora siamo al colle, dopo aver percorso la caratteristica scala poco sotto il colle: la neve finalmente inizia ad esserci.
Vicino ai resti del bunker dovrebbe esserci il sentiero ma la neve nasconde tutto: GPS e via, la traccia l’abbiamo quindi proseguiamo. Il sottobosco è completamente ricoperto di neve, i segnavia non sono molto visibili quindi decidiamo di percorrere molto verticalmente il pendio…tanto il sentiero non si vede.
Appena fuori dal bosco la neve è sempre più farinosa e per nulla portante: le ciaspole diventano necessarie.
Il panorama è veramente TOP: si scorge la vicina Guglia Rossa, il Gran Serou …il cielo è blu intenso…

Proseguiamo anche se la fatica si fa un po’ sentire: ogni passo si sprofonda ma vorremmo raggiungere la cima: la neve si trasforma ed in alcuni tratti è dura e agevola, quindi, la progressione: ci siamo il GPS segna quota 2272 m è la nostra cima.

Grandissimo panorama: ora possiamo vedere anche la Punta Charrà e il Tour Jane de Barabbas: il pensiero è quello di proseguire fin sotto il Tour e ridiscendere a Pian del Colle percorrendo il sentiero estivo del col des Acles ma ci rendiamo conto che la neve è veramente abbondante e farinosa e saremmo troppo lenti…dobbiamo non far tardi oggi!

Panino, sorso d’acqua, foto a più non posso e ritorno sui nostri passi. Non abbiamo incontrato nessuno se non un camoscio stupito della nostra presenza; al colle della Scala, invece, qualche persona salita da Nevache. Ripercorriamo la “scala” e poi ci infiliamo nel bosco fino a raggiungere il parcheggio di Pian del Colle.