Rocca d’Ambin

Difficoltà: 4/10 (EE/A) [+ Info] (difficoltà maggiore (F) ad inizio stagione, fino a metà luglio)
Tempo di salita: 2h30′
Periodo consigliato: da fine Giugno ad Ottobre
Altezza: 3385 mt.
Punti d’appoggio: Rifugio Vaccarone

Elevazione tondeggiante, sulla cresta di confine a N-O del Colle dell’Agnello Inf. o S. Dalla q. 3339 della sua cresta S-E si stacca verso l’Italia un contrafforte, divisorio fra i ghiacciai del Colle del Gros Muttet, sale al Gros Muttet 3245 m, continuando poi verso N-E. Un secondo crestone si dirama dalla vetta in direzione N-O nel Vallon d’Ambin. Per il grosso segnale di pietre costruito nel 1822 dalla commissione Austro-Sarda per i lavori geodetici, incaricata delle misure per la ricerca di un arco parallelo, fu chiamata, sul versante francese, la Pyramide che, per la deformazione di questo nome da parte dei montanari, divenne la Pierre Humide. Sulle carte francesi è indicata come Mont d’Ambin, 3381 m e 3377 m; il Gaillard la chiama invece Roche d’Ambin. Sulla vecchia carta dello SMS era scritto Mont d’Ambin o Punta dell’Agnel 3375 m.

L’itinerario descritto percorre in parte la cresta S-E, che non presenta particolari difficoltà ad esclusione del canalino finale (leggere più in basso); ma prevede per gran parte della stagione (almeno fine luglio), l’utilizzo di ramponi e piccozza.

Dal rifugio si segue il marcato sentiero che sale verso O sul dorso della morena, supera alcuni avvallamenti portandosi a ridosso del crestone E-N-E della P. dell’Agnello. Da qui è facile la presenza di neve e l’obbligato quindi utilizzo dei ramponi (almeno per il canalino sotto il colle). Si poggia a ds. e si seguono gli ometti di pietre che, attraverso pendii di rocce rotte e massi (fino a fine luglio ricoperti dalla neve) sulla sponda ds. idrografica del valloncello culminante con il Colle dell’Agnello Inf. o N (o più semplicemente Colle dell’Agnello, sulla Fraternali); conducono alla base dell’ultima parte. Si rimonta quindi il canalino sino al Colle dell’Agnello, da dove, prima scendendo di pochi metri, e compiendo poi una breve diagonale in salita (mantenendo sempre la destra della parete e passando poco sotto una bastionata rocciosa), si raggiunge l’ampia depressione nevosa/detritica a 3090 m. A questo punto è facilmente visibile il notevole salto roccioso che non permette di risalire la cresta; per evitarlo, si è costretti ad avanzare nella depressione per un breve tratto, salvo poi piegare a ds. e rimontare la parete (abbastanza ripida, 35° c.) nevosa (almeno fino a metà luglio), poi detritica, fino a ritornare sulla cresta, poco sopra il salto roccioso (è consigliabile ritornare sulla cresta in prossimità di alcuni ometti molto evidenti sulla ds. poco al di sopra del salto roccioso e viceversa non tentare di salire diagonalmente per i detriti; instabili e poco sicuri). La cresta molto ampia e senza particolari difficoltà, dopo un breve tratto, assume un colore giallastro e la si segue fino a giungere su un piccolo piano, sopra al quale sono presenti due ometti di buone dimensioni. Si scendono quindi alcuni metri, per toccare una insellatura aperta alla base di un secondo evidente salto roccioso (la cima è già visibile), che si evita sulla ds., risalendo quindi un canalino e giungendo in cima poco dopo, senza problemi (bisogna però sottolineare che in presenza di neve, quindi fino a metà luglio, l’ingresso in quest’ultimo canalino ed il canalino stesso, diventano molto complicati per la pendenza dell’attacco, la conseguente instabilità della neve e la mancata possibilità di assicurazione). Per quest’ultimo motivo, la parte finale, non può essere sottovalutata!

La discesa si compie per lo stesso itinerario di salita.