Punta Ferrand

Difficoltà: 5/10 (F) [+ Info] (difficoltà maggiore ad inizio stagione, fino a metà luglio)
Tempo di salita: vedi singoli itinerari
Periodo consigliato: da fine Giugno ad Ottobre
Altezza: 3345 mt.
Punti d’appoggio: Rifugio Vaccarone, Rifugio Levi Molinari, Bivacco Blais

Bella punta dal profilo elegante e regolare, situata a S-O del Rif. Vaccarone da cui si presenta con il ripido versante N, di rocce e neve. Questa parete è stata scalata per la prima volta da Gustavo Adolfo De Petro e Sandro Gallo il 6 giugno 1920. Degli altri due versanti, il primo S-O è dapprima detritico, poi coperto dal Gl. du Ferrand (ed è il lato da dove sale la via “normale”, che parte dal Bivacco Blais); il secondo S-E di rocce disgregate e detriti è molto scosceso. Dalla cima si dirama un evidente crestone, “Costa Ferrand”, che scende verso N-E fino alla quota 3137, poi piega a sn. (N-N-E) terminando nei pressi del Lago dell’Agnello. Sulle carte francesi, il toponimo P. Ferrand, è sistemato al posto del M. Niblè e viceversa. La quota: 3341 m. Proponiamo due diversi itinerari, il primo passante per il Colle E d’Ambin ed il Gl. du Ferrand, il secondo, percorre la cresta N-O, a cui si accede per un ripido pendio nevoso e che ha come punto di partenza il Rif. Vaccarone.

It. A (per il Colle E d’Ambin): Dalla sbarra che chiude la carrozzabile che risale il Vallone di Galambra, continuare sulla strada fino a quando attraversa il torrente; si percorre quindi il sentiero che passa nei pressi un masso e si porta sulla destra del vallone risalendolo a lungo. Alternando salite a tratti in falsopiano, poggia progressivamente a sinistra portandosi al centro del vallone dove attraversa un canale (2100 m c.). Il sentiero guadagnata l’opposta sponda, piega a ds. E risale a serpentine un costone erboso parallelo al canale, fino alla fontana costruita nel 1974 dai componenti della squadra del Soccorso Alpino di Exilles, presso un grande masso (Ròch del Còl, quota 2371 m). Si continua a lungo su pendii erbosi che si fanno progressivamente più inclinati; lasciata a ds. la diramazione per il Passo Clopacà e poco dopo quella per il Lago delle Monache (entrambi recentemente ritracciati), si risalgono in diagonale delle rocce un po’ levigate (il passaggio è attrezzato con tratti di cavo metallico). Il sentiero continua tortuoso su terreno malagevole portandosi allo sbocco dello stretto canale culminante con il Colle E d’Ambin (il Bivacco Blais è già visibile da un po’ di tempo) e lo risale a strette svolte guadagnando la depressione (2h30′). Quando c’è neve gelata l’ultimo tratto diventa un canale molto ripido ed occorrono piccozza e ramponi. Dal Colle E d’Ambin, proseguire, seguendo l’it. del Monte Niblè, fino a giungere a Croce Blais. Dopo essere scesi sul ghiacciaio/nevaio, proseguire su questo, rimanendo sempre al di sotto delle evidenti rocce, che lo dividono. Giunti in prossimità di un affioramento roccioso molto evidente, circa a quota 3050 m. Piegare quindi decisamente a destra, per risalire il nevaio/ghiacciaio, fino ad un evidente colle posto tra la P. Ferrand ed il M. Niblè. Da qui, risalire brevemente la dorsale di sfasciumi/detriti che scende dalla vetta, che si raggiunge senza particolari problemi. La cima è molto evidente perché formata da un torrione di roccia che si risale facilmente e sotto il quale è presente il libro di vetta, risalente addirittura al 1981! Tempo di salita: 3h30’/4h

La discesa si può fare sullo stesso itinerario di salita (2h30′), oppure in traversata (obbligatorio in questo caso un pernottamento), scendendo di nuovo alla base del nevaio, nei pressi degli affioramenti rocciosi e da qui, proseguire, su terreno pianeggiante verso l’intaglio di Colle dell’Agnello Sup., che si trova al termine della cresta N-O, sulla sinistra (guardando la cima) e che si raggiunge in breve tempo. Da qui seguire l’itinerario B (indicazioni a partire dal suddetto colle), che riporta al rifugio in 2h (dalla cima).

It. B (per il Colle dell’Agnello sup.): Dal rifugio Vaccarone seguire il marcato sentiero (tacche gialle ed ometti) che sale verso O sul dorso della morena, supera alcuni avvallamenti giungendo a ridosso del crestone E-N-E della P. dell’Agnello. Abbandonata la traccia di sentiero che sale in direzione del Colle dell’Agnello Inf. o N, si piega a sin. (lieve avvallamento con ometti, da non confondere con quelli del sentiero), attraversando prima in leggera salita poi in diagonale i pendii di rocce rotte (per lungo tempo, almeno fino a luglio inoltrato, ricoperti dalla neve, motivo per il quale, si devono utilizzare i ramponi, fin da questo punto) alla base del versante meridionale del crestone, prima citato della P. dell’Agnello. Il nevaio sotto il Colle dell’Agnello Sup, o S, si fa ben presto molto ripido (e con possibilità di caduta di pietre) e lo si rimonta in direzione di una depressione nevosa (che si ha davanti per tutto il pendio). Senza toccarla e mantenendosi al di sotto di quest’ultima, si piega a sin., per attraversare in leggera salita la fascia nevosa compresa tra le rocce della cresta di P. Ferrand e una bastionata rocciosa (anch’essa ben evidente e da tenere di riferimento; bisogna infatti superarla, prima di compiere la diagonale). Giunti quasi al termine della traversata si incontra un breve pendio di detriti e terriccio che consente di toccare la stretta incisione aperta sulla cresta N-O della P. Ferrand (è importante arrivare in questo punto, perché è l’unico modo per salire sulla cresta N-O; la stretta incisione, è comunque già ben visibile dal rifugio e non la si perde mai di vista, per tutta la salita). Una traccia di sentiero consente di guadagnare in un paio di minuti una spalletta sul filo di cresta, in vista del vasto anfiteatro, coperto dal Gl. du Ferrand. Da qui si segue più o meno fedelmente la cresta, che è nella prima parte nevosa, poi sempre più detritica, con qualche passaggio esposto; uno in particolare si evita sulla destra (O), passando però su pendii ripidi di detrito fine e scivoloso. Dopo aver superato il salto, si deve risalire sulla cresta, utilizzando un canalino detritico, che permette di giungere con una lunga diagonale, leggermente in salita, fino alla cima, ben riconoscibile, come detto, per lo sperone che la costituisce (Bisogna prestare attenzione in condizione di scarsa visibilità, durante questo secondo itinerario, vista la mancanza di ometti, fin da sotto il Colle dell’Agnello Sup., fino alla cima). Tempo di salita: 2h30’/3h

La discesa può avvenire sull’itinerario di salita (2h), oppure, in traversata, scendere sino alla parte pianeggiante del nevaio/ghiacciaio, in prossimità degli affioramenti rocciosi e da lì seguire l’it. A (2h30′).

Note: per raggiungere la località di partenza vedere il nosto itinerario riguardante il Rifugio Vaccarone o il Bivacco Blais.