Meije Orientale e Doigt de Dieu

La Meije orientale (o “Pic Oriental”, 3891m),  montagna emblematica del massiccio degli Ecrins, è la cima che  culmina col Grand Pic (3982m). E’ una cima molto particolare, per cui la salita a-r dal rifugio dell’Aigle costituisce una salita di neve molto bella. La prima ascensione a questa cima risale al 21 agosto 1878 ed è attribuita a Henry Duhamel con Giraud-Lézin e F.Gonet.
La via normale, per la cresta NE, è una salita classica e frequentata, che offre delle bellissime vedute sia sui ghiacciai del Lautaret e de l’Homme, che sulla ripida parete N del Pic Gaspard. La veduta dalla cima è eccezionale, perchè offre la quasi-totalità delle Alpi francesi, e fino al Cervino e al Monte Rosa.
Il Doigt de Dieu o Pic central de la Meje alta 3973 m. è la seconda cima per altezza della Meje che culmina con il Gran Pic de la Meje a 3982 m. La salita a questo “sperone” roccioso è veramente di grande soddisfazione.

Avvicinamento :

Dal passo del Monginevro seguire la strada principale fino a Briançon, poi svoltare in direzione Lautaret/La Grave. Poco prima di La Grave si stacca sulla sinistra una stradina (cartello con indicazione Pied du Col) da seguire attraversando un gruppo di case (Villar d’Arene) fino a giungere sul fondovalle ad un parcheggio davanti ad un ponticello, ove si lascia la macchina.
Si attraversa il ponte e si imbocca il sentiero che sale lievemente verso destra. Dopo poco la pendenza diventa più sostenuta e rimarrà sempre tale. Seguire il bel sentiero senza possibilità di errore, trovando ogni tanto piccoli segnavia rossi.
Dai 2500 m di quota il sentiero lascia posto ad una pietraia ma i segnavia, gli ometti e le tracce di passaggio consentono di non perdersi fino a quota 3000 m circa.
Risalire un piccolo nevaio verso sinistra fino a giungere ad una costola rocciosa: percorrerla seguendo le tacche rosse fino ad incontrare una cengia che, attrezzata con una cavo metallico, permette di raggiungere il ghiacciaio. A seguito del caldo eccessivo di questa estate, il terreno appare abbastanza molle, con qualche buco.
Dopo circa 5/6 ore si raggiunge il Refuge de l’Aigle a 3450 m.Il primo edificio fu costruito nel 1910, modificato nel 1986 con l’aggiunta di una cucina e un piccolo appartamento per il custode, è stato completamente ristrutturato nel 2014, mantenendo parte della struttura portante originale.
E’ veramente un rifugio particolare: una sola stanza dove mangiare, chiacchierare e dormire.

Itinerario Meje : 2h/2h30

Scendere dallo sperone roccioso dove è ubicato il rif. dell’Aigle, raggiungere il ghiacciaio del Tabuchet e risalirlo complessivamente a SW in direzione della Tête des Corridors, poi obliquare a SE per raggiungere un ripiano (3600m circa) che porta alla crepaccia terminale. Salirla sull’estremità sinistra della cresta nevosa, dove essa presenta una zona meno ripida, e risalire il pendio di neve o ghiaccio ripido (40°).
Seguire quindi la cresta percorrendo a nord un dosso roccioso, raggiungere un intaglio e poi tenersi sul filo fino in cima. Un salto molto ripido, un po’ prima della cima, può rendere necessario un tiro a seconda delle condizioni incontrate.

Discesa : 1h30

Per lo stesso itinerario con le attenzioni dovute al passaggio della crepaccia terminale.

Osservazioni:
Data l’esposizione NE della cresta, la neve può rammollirsi velocemente per cui è necessario salire sufficientemente presto.
La difficoltà è concentrata sul primo pendio dopo la crepaccia terminale e sul salto ripido della cresta. Quindi bisogna tenere conto delle condizioni, infatti il percorso di questa cresta diventa molto più delicato e pericoloso quando è ghiacciata.
Nonostante la lunga salita al rifugio, questa ascensione merita perchè la notte al rifugio dell’Aigle è indimenticabile, e questa cresta presenta sicuramente un interesse estetico rilevante.

Itineraro Doigt de Dieu: 2h/2h 30.

Scendere dallo sperone roccioso dove è ubicato il rif. dell’Aigle, raggiungere il ghiacciaio del Tabuchet e risalirlo complessivamente a SW fino a la Tête des Corridors . Raggiunta la terminale , risalire il ripido pendio (45°) che, in questa calda estate, risulta molto ghiacciato. La salita, quindi, va protetta sfruttando una sosta collocata proprio nella parte terminale del pendio, ed utilizzare due picche per progredire in sicurezza. Raggiunta la base rocciosa della cresta dello sperone, abbandonati ramponi e picche, inizia la seconda parte della salita tutta su buona roccia. La cima si raggiunge abbastanza agevolmente e, grazie alla sua posizione, permette di godere di una vista a 360° su tuta la catena montuosa.

Discesa:1h 30

Per lo stesso itinerario facendo attenzione alla caduta di eventuali massi dovuti alla presenza di altri alpinisti in vetta.
La terminale nelle ore più calde potrebbe presentare maggiori difficoltà di tenuta del ghiaccio.