Doigt de Dieu e Meije Orientale

La Meije è una montagna del bacino dell’Oisans, collocato al limite Nord-Ovest del massiccio degli Ecrins. È posta sul confine tra il dipartimento delle Hautes-Alpes e dell’Isere. Meije deriva da “meidjo” che in occitano significa “mezzogiorno” e designa il Sud. Gli abitanti di La Grave avevano anticamente l’abitudine di indicare questa montagna, collocata a Sud del loro abitato, con il nome “Oeille de la meidjour” (“La guglia del Sud”). Il nome della Meije proviene da un fattore meteorologico, poichè il sole transita a ridosso della montagna quando è circa mezzogiorno. Il nome occitano è stato poi francesizzato durante due revisioni, quella del 1832 e quella del 1866. Il suo primo nome, menzionato già nel 1712, fu Pointe Malaval. Questo nome si è però conservato per indicare alcune zone della Vallèe de la Romanche.  La Meije è composta da tre principali cime: la punta culminante, che è il Grand Pic de la Meije (3983 mt, seconda maggiore cima degli Ecrins dopo la Barre des Ecrins, che misura 4102 mt), il Doigt de Dieu o Pic Central de la Meije (3973 mt), che sovrasta il versante Sud della Meije e la Meije Orientale (3891 mt), grande panettone nevoso. Secondo la classificazione SOIUSA la Meije si trova nelle Alpi Occidentali, tra le Alpi del Delfinato e dà il nome alla Sottosezione, Supergruppo, Gruppo e Sottogruppo. Il Grand Pic è una delle cime tra le più difficili delle Alpi, anche perché non esiste un itinerario facile. Nella storia dell’alpinismo, la Meije occupa un posto particolare: fu infatti l’ultima cima importante delle Alpi ad essere violata; dopo diciassette tentativi realizzati tra il 1870 ed il 1877, fu realizzata la prima ascensione da parte di un francese, anche se allora la maggior parte delle altre prime sulle Alpi erano state realizzate da parte di alpinisti britannici, tra cui Whymper e Coolidge. Per queste ragioni e grazie all’esteticità della sua forma, la Meije occupa un posto d’onore nell’immaginario degli alpinisti. Per questo è anche chiamata: “La Regina delle Alpi” e “Sua Maestà”. La cima centrale e la seconda per altezza, il Doigt de Dieu, fu raggiunta da Nord-Est il 28 giugno 1870 da Christian e Ulrich Almer e Christian Gertsch, con le guide Meta Brevoort e W.A.B. Coolidge. La cresta tra la sommità centrale e quella orientale, il Grand Pic, che è 13 metri più alto, fu considerata un ostacolo insormontabile per i 15 anni seguenti. La prima ascensione del Grand Pic fu effettuata invece il 16 agosto 1877 da Emmanuel Boileau de Castelnau con Pierre Gaspard e figlio dopo vari tentativi; questi seguirono l’Arete du Promontoire sulla parete Sud, quella che è definita “via normale”. Questi discesero per la via di salita, abbandonando le corde su alcuni difficili passaggi, la tecnica della calata non era stata infatti ancora inventata. La prima ascensione senza guide avvenne nel 1879, ed è attribuita a Frederick Gardiner in compagnia di Charles Pilkington e Lawrence Pilkington. La prima ascensione senza bivacchi in meno di ventiquattro ore è stata realizzata nel 1883 da Henri Brulle, Jean Bazillac e Cèlestin Passet, accompagnati da Pierre Gaspard e da suo figlio Maximin. La prima traversata della cresta della Meije è stata compiuta da Est verso Ovest (dal Doigt de Dieu al Grand Pic) il 27 luglio 1885 da Ludwing Purtscheller, Otto ed Emil Zsigmondy. Quest’ultimo scese con una corda doppia dal picco del primo dente ai piedi del Grand Pic (oggi si chiamano Dent e Breche Zsigmondy). Gli altri ridiscesero attraverso l’Arete du Promontoire, lì imboccarono la “Dalle des Autrichiens”, che è l’unica modificazione dell’itinerario oggi utilizzato, rispetto a quello di Gaspard e Castelnau. Emil Zsigmondy cadde e morì qualche giorno più tardi, nel corso di un tentativo sulla faccia Sud della cresta, dopo aver imboccato la grande fascia di neve che attraversa questo versante (“Banquette des Autrichiens). Egli è sepolto nel cimitero di Saint-Christophe-en-Oisans, vicino a Ernest Thorant. Nel 1891 J.H. Gibson, Ulrich Almer e F. Boss conclusero la prima traversata della cresta (da Ovest verso Est), che è diventato l’itinerario classico ed è considerato uno dei più belli delle Alpi. La parete Nord della Meije per il Couloir du Z è stata salita da Maurice Fourastier e Casimir Rodier nel 1933. Nel 1935 infine Pierre Allain e Raymond Leininger tracciarono la direttissima sulla parete Sud del Grand Pic. L’altra parete Sud, quella del Doigt de Dieu, è stata violata per la prima volta da Victor Chaud e Jean Walden il 15 agosto 1951. Due rifugi permettono di accedere alle diverse cime della Meije: il Refuge du Promontoire (3092 mt), situato alla base dell’Arete du Promontoire, punto di partenza per il Gran Pic, per la traversata della cresta della Meije e per tutte le vie della parete Sud. Il Refuge de l’Aigle (3450 mt) costruito su un rialzo del Glacier du Tabuchet, permette di accedere alla parete Nord ed agli itinerari meno difficili del Doigt de Dieu e della Meije Orientale. 

Avvicinamento :

Dal passo del Monginevro seguire la strada principale fino a Briançon, poi svoltare in direzione Lautaret/La Grave. Poco prima di La Grave si stacca sulla sinistra una stradina (cartello con indicazione Pied du Col) da seguire attraversando un gruppo di case (Villar d’Arene) fino a giungere sul fondovalle ad un parcheggio davanti ad un ponticello, ove si lascia la macchina. Si attraversa il ponte e si imbocca il sentiero che sale lievemente verso destra. Dopo poco la pendenza diventa più sostenuta e rimarrà sempre tale. Seguire il bel sentiero senza possibilità di errore, trovando ogni tanto piccoli segnavia rossi. Dai 2500 m di quota il sentiero lascia posto ad una pietraia ma i segnavia, gli ometti e le tracce di passaggio consentono di non perdersi fino a quota 3000 m circa. Risalire un piccolo nevaio verso sinistra fino a giungere ad una costola rocciosa: percorrerla seguendo le tacche rosse fino ad incontrare una cengia che, attrezzata con una cavo metallico, permette di raggiungere il ghiacciaio. A seguito del caldo eccessivo di questa estate, il terreno appare abbastanza molle, con qualche buco.

Dopo circa 5/6 ore si raggiunge il Refuge de l’Aigle a 3450 m.Il primo edificio fu costruito nel 1910, modificato nel 1986 con l’aggiunta di una cucina e un piccolo appartamento per il custode, è stato completamente ristrutturato nel 2014, mantenendo parte della struttura portante originale.

E’ veramente un rifugio particolare: una sola stanza dove mangiare, chiacchierare e dormire.

Itinerario Meje : 2h/2h30

Scendere dallo sperone roccioso dove è ubicato il rif. dell’Aigle, raggiungere il ghiacciaio del Tabuchet e risalirlo complessivamente a SW in direzione della Tête des Corridors, poi obliquare a SE per raggiungere un ripiano (3600m circa) che porta alla crepaccia terminale. Salirla sull’estremità sinistra della cresta nevosa, dove essa presenta una zona meno ripida, e risalire il pendio di neve o ghiaccio ripido (40°). Seguire quindi la cresta percorrendo a nord un dosso roccioso, raggiungere un intaglio e poi tenersi sul filo fino in cima. Un salto molto ripido, un po’ prima della cima, può rendere necessario un tiro a seconda delle condizioni incontrate.

Discesa : 1h30

Per lo stesso itinerario con le attenzioni dovute al passaggio della crepaccia terminale.

Osservazioni: Data l’esposizione NE della cresta, la neve può rammollirsi velocemente per cui è necessario salire sufficientemente presto. La difficoltà è concentrata sul primo pendio dopo la crepaccia terminale e sul salto ripido della cresta. Quindi bisogna tenere conto delle condizioni, infatti il percorso di questa cresta diventa molto più delicato e pericoloso quando è ghiacciata. Nonostante la lunga salita al rifugio, questa ascensione merita perchè la notte al rifugio dell’Aigle è indimenticabile, e questa cresta presenta sicuramente un interesse estetico rilevante.

Itineraro Doigt de Dieu: 2h/2h 30.

Scendere dallo sperone roccioso dove è ubicato il rif. dell’Aigle, raggiungere il ghiacciaio del Tabuchet e risalirlo complessivamente a SW fino a la Tête des Corridors . Raggiunta la terminale , risalire il ripido pendio (45°) che, in questa calda estate, risulta molto ghiacciato. La salita, quindi, va protetta sfruttando una sosta collocata proprio nella parte terminale del pendio, ed utilizzare due picche per progredire in sicurezza. Raggiunta la base rocciosa della cresta dello sperone, abbandonati ramponi e picche, inizia la seconda parte della salita tutta su buona roccia. La cima si raggiunge abbastanza agevolmente e, grazie alla sua posizione, permette di godere di una vista a 360° su tuta la catena montuosa.

Discesa:1h 30

Per lo stesso itinerario facendo attenzione alla caduta di eventuali massi dovuti alla presenza di altri alpinisti in vetta. La terminale nelle ore più calde potrebbe presentare maggiori difficoltà di tenuta del ghiaccio.