Visitare una borgata alpina ci permette di provare ad immaginare gli usi e costumi di chi ci viveva, cosa coltivava, come allevava il bestiame… insomma immergersi in un passato che non conosciamo. Anche a Freneèe la fantasia può provare a fare questo, soprattutto in una Domenica in cui la neve scende copiosamente.
Tutto il paesaggio è molto ovattato e gli unici incontri che facciamo sono con un branco di camosci, due stambecchi e due caprioli che, per nulla infastiditi dalla nostra presenza e tenendosi a debita distanza, cercano di mangiare quel che la neve non ha coperto. La borgata, frazione del comune di Salbertrand, si trova in Alta Valle Susa, in Piemonte, ad una altezza di 1390 m. dove vi sono alcune case ancora utilizzate nel periodo estivo ed una casa degli scout, molto ben tenuta, insieme alla chiesina che domina la valle. Dalla piazzetta, dove si tiene il mercato domenicale di Salbertrand, prendere la strada sterrata che costeggia il torrente Chantaeloube; dopo 5 minuti si incontra la mulattiera che porta alla borgata: ben segnalata, in circa 45 minuti raggiunge la chiesina di Frenèe.
Il Gran Bosco di Salbetrand è un luogo magico: in ogni stagione ci regala emozioni, colori e profumi sempre differenti. In inverno, con il sopraggiungere della neve, tutto è un po’ ovattato e il silenzio diventa ancora più evidente.
L’ escursione che vi proponiamo parte dal “Ponte Chenebiere” a Salbertrand (TO), dove il 3 settembre 1689 si svolse lo scontro decisivo per il rientro dei Valdesi nelle loro valli.**
Lasciata l’auto iniziamo a percorrere la strada che porta a Pinea uno degli accessi del Parco Naturale del Gran Bosco di Salbertand. Raggiunto un ponte piegare a sinistra e, percorsi pochi metri, compaiono le indicazioni del sentiero per Montagne Seu. La neve, che ha ripreso a scendere, ha coperto il sentiero rendendolo ancor più bello; senza particolari difficoltà raggiungiamo in circa 1 ora e 30 minuti Montagne Seu a 1770 m dove si trova il rifugio Arlaud.
Nei tratti non coperti dalla fitta vegetazione la neve è ben presente: l’unica a non far fatica è una stupenda cerva che ci osserva non molto lontano da noi.
Decidiamo di non percorrere lo stesso sentiero per scendere a valle ma di imboccare la strada forestale del Seu in direzione Monfol: attraversiamo la borgata alpina, calziamo le nostre “ciaspole”per procedere più velocemente e iniziamo a camminare: non nevica più ma il paesaggio è veramente bello. Dopo circa 45 minuti, raggiunto il bivio dove un cartello del Gran Bosco indica sentiero 1 e 2, iniziamo la discesa: è tutto immacolato; le uniche tracce sono quelle di qualche capriolo o cervo. Altre piccole tracce di lepre e nient’altro: neve e poi neve…bellissimo!
Percorriamo il sentiero 1 seguendo i segnavia ; raggiunto la deviazione per Sensaret prendiamo a sinistra seguendo il segnavia n. 2 fino a raggiungere la strada che porta a Pinea e poco dopo la nostra auto.
**Nella notte del 26 agosto 1689, meno di 1000 esuli valdesi e ugonotti, animati dal pastore Henri Arnaud, si incamminarono dalle sponde del lago di Ginevra verso la Savoia, con la speranza di tornare nelle proprie valli in Piemonte. Dopo un memorabile scontro a Salbertrand con le truppe francesi, rientrati nelle loro terre, i valdesi si impegnarono a Sibaud, una frazione di Bobbio Pellice, a mantenere fra loro unione e solidarietà (i valdesi approvarono le regole del loro comandante Arnaud impegnandosi in un giuramento di reciproca fedeltà fra soldati e ufficiali per continuare la lotta verso la libertà che sarebbe durata altri 9 mesi). Stretti dalle truppe francesi si trovarono impegnati in mesi di guerriglia e furono costretti ad asserragliarsi alla Balsiglia, una borgata sopra a Massello, in val Germanasca. L’attacco nel maggio 1690 delle truppe franco-sabaude stava per segnarne la fine ma li salvò l’improvviso cambiamento nelle alleanze politiche che portò il duca di Savoia a scendere in guerra contro i suoi ex alleati francesi.
Il massiccio dei Cerces è compreso fra la Valle della Guisane e la lunga Valle della Clarée totalmente in territorio francese. Le sue caratteristiche tipicamente dolomitiche con guglie arditissime alternate a valloni dolci e facilmente percorribili ne fanno un terreno ideale per l’escursionismo estivo ed autunnale.
Raggiunta l’alta Valle della Clarèe e più precisamente il piccolo paese di Nevache saliamo fino al parcheggio situato poco oltre il Refuge de Laval a 2000 m circa, dove finisce l’asfalto e dove si può lasciare l’auto. Dopo aver fatto pochi passi sulla strada sterrata si incontra un grande cartello che induce ad attraversare il torrente sul Pont du Moutet.
Da qui seguendo l’unico ed evidentissimo sentiero si raggiunge il lago des Beraudes, situato in una bellissima conca a 2504 m che, in seguito ad una brevissima nevicata notturna, domenica 17 Settembre si presentava tutta imbiancata.
Raggiungere il Colle des Beraudes con il sentiero tracciato a mezza costa non risulta piacevole: si presenta infattighiacciato e ricoperto da neve. Decidiamo quindi di percorrere il periplo del lago quando, improvvisamente, ci appaiono due stambecchi maschi: decidiamo quindi di dedicarci ad un po’ di fotografia e di seguirli.
Il numero di stambecchi aumenta e compaiono anche i piccoli, prima due, poi cinque infine tutto il branco: sono più di trenta esemplari. Alcuni maschi molto robusti sono intenti a brucare la poca erba non coperta dalla neve mentre i piccoli giocano sulle rocce. Iniziano a spostarsi in fila indiana: i più piccoli nella parte alta del pendio, gli adulti nella parte più vicina a noi quasi a proteggerli.
Ci incamminiamo su una traccia e dopo pochi metri ci troviamo faccia a faccia con gli adulti del branco che per nulla infastiditi dalla nostra presenza ci camminano davanti, quasi fosse un gregge di pecore condotto dal pastore.
Trascorriamo cosi più di un’ ora a camminare insieme al branco fino a raggiungere un piccolo lago; poi gli adulti si siedono , si lasciano avvicinare, fotografare per poi proseguire sempre in fila verso il vallone nelle vicinanze della Pointe des Cerces.
Noi decidiamo che per oggi abbiamo finito: ripercorriamo la traccia che nel frattempo è tornata ben visibile: il sole tiepido ha sciolto la neve…gli stambecchi hanno proseguito il loro cammino per raggiungere la loro meta.
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