Colle del Beth
Difficoltà: 3/10 (EE) [+ Info]
Durata: da Troncea 2 ore e 30 min.
Periodo consigliato: Luglio Agosto Settembre
Val Troncea: Colle del Beth
Il colle del Beth si trova a 2785 metri sul versante orografico destro della Val Troncea, tra la Punta del Beth ed il monte Ghinivert.
La sua fama più recente, o meglio la conoscenza del luogo, si diffuse per la presenza ad altitudini tanto elevate di miniere di rame, e anche per l’immane tragedia avvenuta nell’aprile del 1904 quando due valanghe provocavano la morte di ben 81 minatori, mentre a gruppi stavano scendendo a valle a seguito delle copiose nevicate in quota.
L’escursione che proponiamo parte dal ponte sul torrente Chisone poco distante da Pragelato- borgata Plan e Pattamouche, dove si sono svolte le gare di sci da fondo durante le Olimpiadi di Torino 2006.
Lasciata l’auto nell’ampio parcheggio, tramite un servizio navetta, si raggiunge Trocea da dove inizia una bella e ben segnalata mulattiera (sentiero 320) fatta costruire dal cav. Pietro Giani nel 1863 per il trasporto del minerale, tramite slitte, fino alla Fonderia della Tuccia. Percorrendo il sentiero, in circa 1 ora si raggiungono i Forni di S. Martino (2320 m) : continuare seguendo il sentiero a destra sino a raggiungere un bivio; proseguendo sulla destra si raggiunge la Stazione d’Angolo, mentre a sinistra si imbocca un ripido sentiero che attraversa il costone occidentale del Bric di Mezzogiorno e dopo circa un ora il Colle.
Giunti alla sua sommità è possibile ammirare alcuni laghi e, prendendo contatto con il Parco Naturale Val Troncea, pernottare nell’accogliente “Casotto”.
Per chi ha ancora “gambe” si può salire sulla cima del Monte Ghinivert (3037 m).
La discesa prevede una deviazione: scesi per circa 15 min. tramite il sentiero 320, deviare a sinistra seguendo un cartello che indica Galleria Nuova (Bernard) raggiungendo così i ruderi di una delle opere della miniera. Dal piazzale antistante la galleria continuare a scendere fino a raggiungere la Stazione d’Angolo, dove i minatori attaccavano i carrelli per portare a valle il materiale estratto.
Attraversare il torrente e riprendere il sentiero che, chiudendo un anello, ci riporterà al nostro punto di partenza.
Per chi vuole saperne di più….
La storia mineraria del colle raggiunse il suo apice produttivo nel secolo scorso, per concludersi nel 1914 con la chiusura definitiva delle miniere. Il lavoro si svolgeva nelle gallerie, che erano state aperte a 2.800 metri di quota sullo spartiacque fra la val Troncea e il vallone di Massello, dove si estraeva calcopirite (da cui si ricavava mediamente il 7% di rame e il 42% di zolfo). Il materiale, dopo un primo trattamento, con un sistema di decauville, teleferiche e treni veniva portato prima a Pinerolo e poi a Marsiglia. Qui veniva trasformato e commercializzato, pare come verdemare.
Ancora oggi al Beth si possono vedere i resti di quella che era l’attività estrattiva. L’imbocco delle gallerie, quel che resta delle baracche dei minatori, alcuni resti del sistema di trasporto. Ma l’attività delle miniere del Beth in qualche modo è emblematica nella storia industriale della valle. Inizia ufficialmente a metà ’800 con l’apertura delle gallerie sul versante di Massello e continua fino al 1910. Negli anni l’attività estrattiva è cresciuta dando lavoro a quasi 300 persone che lavoravano su tre turni. Alla fine dell’800 fu portata l’acqua e poi a inizio ’900 la corrente elettrica utilizzando l’energia del Chisone. L’elettricità permise di utilizzare i martelli pneumatici anche se inizialmente fu preferito, dalla direzione, l’avanzamento manuale più economico e veloce. Dopo la tragedia del 1904 in cui persero la vita molti minatori e con l’avvento di nuove tecniche estrattive, la proprietà ritenne di chiudere nel 1914 l’attività divenuta ormai non più redditizia.