Cresta Ungherini salendo dal Canale Ruggito del Coniglio

Written by Team divisionesvago.it. Posted in News

Sabato 30 aprile la meteo non dava certezze ma la voglia di fare la cresta Ungherini era talmente forte che alle 7.00 eravamo a Puy, frazione di Beaulard in Val di Susa. Controllo del materiale: 2 corde 30 metri, caschetto, ramponi e picche, un po’ di friend, qualche moschettone e tanta voglia di divertirsi.

Il primo tratto si svolge su una bella mulattiera, a tratti ripida, che in circa 1 ora ci consente di arrivare alla base del canale Ruggito del Coniglio, lungo circa 300 metri di cui gli ultimi 100 piuttosto ripidi.
Le condizioni non sembrano eccezionali: le temperature alte della notte non hanno permesso il rigelo del manto nevoso e la progressione è molto faticosa. Decidiamo comunque di proseguire sperando che, superata la delicata cascatella ghiacciata, la situazione migliori.
Intanto il cielo inizia a diventare blu…ottimo segno!

Il manto nevoso del canale, anche se non portante, è sufficientemente solido per progredire con le due picche e i ramponi. Il contesto è veramente “souvage”; raggiunta la parte rocciosa ci manca l’ultimo tratto piuttosto ripido per raggiungere il colletto e, quindi, attaccare la cresta.
Sbuchiamo sul colletto e ci gustiamo insieme al panorama anche una barrettina energetica.

La cresta ha buona roccia se si percorre il filo, decisamente meno solida appena ci si abbassa. Ci sono divertenti passaggi aerei fino a raggiungere un primo torrione, che si sale senza particolari difficoltà. Mantenendosi sempre sul filo di cresta si raggiunge il secondo torrione (il più alto) una discesa in doppia di 20 m (cordone e maillon presenti) consente di scendere al colletto successivo, da dove si sale facilmente sull’ultimo torrione.

Da qui per superare il salto successivo decidiamo di scendere, sempre lato francese, lungo un canalino poco marcato che parte direttamente dalla cima del torrione.
Seguendo una cengia passiamo sotto la cresta e in breve riprendiamo il filo, fino a raggiungere il Passo d’Arbour, con la sua storica caserma.
La cresta ci ha dato grande soddisfazione ma il piccolo paese di Puy, che vediamo in lontananza, ci induce a non ripercorre la cresta; ci sono ancora alcune ore di cammino e tanta neve…

Decidiamo, quindi, di scendere per sfasciumi, seguire un tratto di un vecchio sentiero, individuabile anche da qualche tacca sbiadita, e risalire dove avevamo attaccato la cresta e dove avevamo lasciato un po’ di attrezzatura. Recuperato il materiale, quindi, scendiamo a valle percorrendo un lunghissimo pendio nevoso dove il sole aveva fatto il suo “lavoro”: immersi nella neve molle fino alle ginocchia raggiungiamo un torrente e poco dopo ritroviamo la mulattiera per raggiungere Puy.
Grande e lunghissima giornata con l’amico Fede che, come sempre, propone “momenti di montagna” sempre emozionanti.

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