Gran Serous: la “sentinella” di Valle Stretta

Written by Team divisionesvago.it. Posted in Bollettino

Domenica 8 Maggio decidiamo di salire una montagna che abbiamo sempre guardato con “ammirazione” per la sua posizione dominante sulla Valle Stretta: il Gran Serous.

Di per sè la salita non presenta difficoltà alpinistiche particolari ma in questo mese di Maggio il Gran Serous si presenta ancora con la neve che rende quindi l’ambiente affascinate e certamente l’ascesa più “delicata”.
Tra l’altro l’odierna giornata è caratterizzata da una notevole incertezza metereologica con possibili piovaschi.

Lasciata l’auto a Grange di Valle Stretta raggiungiamo, seguendo il sentiero estivo, la Maison de Chamois e, attraversato il torrente, ci spostiamo per prati fino alla base detritica della bastionata rocciosa volendo percorrere la cresta sud-est fino alla punta Ettore Mattiolo.
Le nuvole non ci permettono di individuare immediatamente il canalino: saliamo il conoide detritico e con il solito intuito di Fede, siamo all’imbocco del canalino, completamente innevato.
Sono pochi metri ma la roccia è sdrucciolevole e la neve non portante: decidiamo di legarci, metterci il caschetto e iniziare la salita.
Sbucati dal canalino non si vede nulla: le nuvole sono aumentate ma noi vogliamo salire in cima: il terreno è molto scivoloso e occorre procedere con prudenza; raggiunta la parte rocciosa della cresta il percorso diventa divertente.

La neve nella parte alta è più presente e per nulla portante: si sprofonda facilmente, ma con un po’ di energia siamo in cima.
Inizia a nevischiare: l’ambiente sembra ancora “più montagna”. L’idea di raggiungere la cima chiamata Giraffa che, mentre salivamo avevamo pensato, vista la situazione climatica, la abbandoniamo e decidiamo di scendere.
Sempre con attenzione superiamo il tratto esposto e raggiunta la base del canalino ci prendiamo una pausa per mangiare un dolcetto e fantasticare sulle prossime uscite: le idee e le proposte non mancano.

Fede, da vero bardonecchiese e da grande amante delle montagne di casa, snocciola con Simo un sacco di proposte estive; ci siamo questo è il nostro modo di stare in montagna: semplice, vero…in amicizia.
Inizia a piovigginare è meglio che ripartiamo: ghiaione veloce e poi prati con un po’ di neve e inizi di fioriture meravigliose oltre alla compagnia di un branco numerosissimo di camosci che avevamo già incontrato alla mattina.
Percorriamo a ritroso il cammino fino a raggiungere nuovamente la Grange della Valle.

Cresta Ungherini salendo dal Canale Ruggito del Coniglio

Written by Team divisionesvago.it. Posted in News

Sabato 30 aprile la meteo non dava certezze ma la voglia di fare la cresta Ungherini era talmente forte che alle 7.00 eravamo a Puy, frazione di Beaulard in Val di Susa. Controllo del materiale: 2 corde 30 metri, caschetto, ramponi e picche, un po’ di friend, qualche moschettone e tanta voglia di divertirsi.

Il primo tratto si svolge su una bella mulattiera, a tratti ripida, che in circa 1 ora ci consente di arrivare alla base del canale Ruggito del Coniglio, lungo circa 300 metri di cui gli ultimi 100 piuttosto ripidi.
Le condizioni non sembrano eccezionali: le temperature alte della notte non hanno permesso il rigelo del manto nevoso e la progressione è molto faticosa. Decidiamo comunque di proseguire sperando che, superata la delicata cascatella ghiacciata, la situazione migliori.
Intanto il cielo inizia a diventare blu…ottimo segno!

Il manto nevoso del canale, anche se non portante, è sufficientemente solido per progredire con le due picche e i ramponi. Il contesto è veramente “souvage”; raggiunta la parte rocciosa ci manca l’ultimo tratto piuttosto ripido per raggiungere il colletto e, quindi, attaccare la cresta.
Sbuchiamo sul colletto e ci gustiamo insieme al panorama anche una barrettina energetica.

La cresta ha buona roccia se si percorre il filo, decisamente meno solida appena ci si abbassa. Ci sono divertenti passaggi aerei fino a raggiungere un primo torrione, che si sale senza particolari difficoltà. Mantenendosi sempre sul filo di cresta si raggiunge il secondo torrione (il più alto) una discesa in doppia di 20 m (cordone e maillon presenti) consente di scendere al colletto successivo, da dove si sale facilmente sull’ultimo torrione.

Da qui per superare il salto successivo decidiamo di scendere, sempre lato francese, lungo un canalino poco marcato che parte direttamente dalla cima del torrione.
Seguendo una cengia passiamo sotto la cresta e in breve riprendiamo il filo, fino a raggiungere il Passo d’Arbour, con la sua storica caserma.
La cresta ci ha dato grande soddisfazione ma il piccolo paese di Puy, che vediamo in lontananza, ci induce a non ripercorre la cresta; ci sono ancora alcune ore di cammino e tanta neve…

Decidiamo, quindi, di scendere per sfasciumi, seguire un tratto di un vecchio sentiero, individuabile anche da qualche tacca sbiadita, e risalire dove avevamo attaccato la cresta e dove avevamo lasciato un po’ di attrezzatura. Recuperato il materiale, quindi, scendiamo a valle percorrendo un lunghissimo pendio nevoso dove il sole aveva fatto il suo “lavoro”: immersi nella neve molle fino alle ginocchia raggiungiamo un torrente e poco dopo ritroviamo la mulattiera per raggiungere Puy.
Grande e lunghissima giornata con l’amico Fede che, come sempre, propone “momenti di montagna” sempre emozionanti.

Rocce della Sueur (Valle Susa)

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27 Febbraio 2022…cerchiamo un po’ di neve fresca?
Dai saliamo e vediamo cosa troviamo…

Questa gita nasce proprio così: lasciamo la nostra auto al parcheggio a Pian del Colle ed imbocchiamo la strada che porta in Valle stretta.

Dopo un paio di tornanti vi sono le indicazioni per il Colle della Scala: seguiamo il “tracciato estivo” e in circa un’ ora siamo al colle, dopo aver percorso la caratteristica scala poco sotto il colle: la neve finalmente inizia ad esserci.
Vicino ai resti del bunker dovrebbe esserci il sentiero ma la neve nasconde tutto: GPS e via, la traccia l’abbiamo quindi proseguiamo. Il sottobosco è completamente ricoperto di neve, i segnavia non sono molto visibili quindi decidiamo di percorrere molto verticalmente il pendio…tanto il sentiero non si vede.
Appena fuori dal bosco la neve è sempre più farinosa e per nulla portante: le ciaspole diventano necessarie.
Il panorama è veramente TOP: si scorge la vicina Guglia Rossa, il Gran Serou …il cielo è blu intenso…

Proseguiamo anche se la fatica si fa un po’ sentire: ogni passo si sprofonda ma vorremmo raggiungere la cima: la neve si trasforma ed in alcuni tratti è dura e agevola, quindi, la progressione: ci siamo il GPS segna quota 2272 m è la nostra cima.

Grandissimo panorama: ora possiamo vedere anche la Punta Charrà e il Tour Jane de Barabbas: il pensiero è quello di proseguire fin sotto il Tour e ridiscendere a Pian del Colle percorrendo il sentiero estivo del col des Acles ma ci rendiamo conto che la neve è veramente abbondante e farinosa e saremmo troppo lenti…dobbiamo non far tardi oggi!

Panino, sorso d’acqua, foto a più non posso e ritorno sui nostri passi. Non abbiamo incontrato nessuno se non un camoscio stupito della nostra presenza; al colle della Scala, invece, qualche persona salita da Nevache. Ripercorriamo la “scala” e poi ci infiliamo nel bosco fino a raggiungere il parcheggio di Pian del Colle.