Piolet d’Or 2014-2015: le nomination

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La traversata del Fitz Roy di Alex Honnold e Tommy Caldwell, la nuova via sulla Nord del Hagshu, in India, aperta dagli sloveni Ales Cesen, Luka Lindic e Marko Prezelj, e infine la nuova via al Thamserku, in Nepal, ad opera dei russi Alexander Gukov epiolet d'or Alexey Lonchinskiy. Sono tre le nomination della 23esima edizione dei Piolet d’Or: gli “oscar dell’alpinismo” verranno consegnati tra il 9 e il 12 aprile a Courmayeur e Chamonix.

Le finaliste della 23esima edizione dei Piolet d’Or sono state svelate poche ore fa. Nonostante la lunga “big list” iniziale, in cui venivano prese in considerazione 58 salite compiute nel 2014, solo 3 sono state candidate alla vittoria della Piccozza d’oro.

Due sono salite himalayane, su montagne di 6000 metri, una è patagonica, e del resto l’impresa di Tommy Caldwell e Alex Honnold non poteva non essere considerata tra le migliori dell’anno passato. I due alpinisti statunitensi hanno compiuto infatti la traversata integrale del Gruppo del Fitz Roy: tra il 12 e il 16 febbraio sono saliti in vetta all’Aguja Guillaumet e hanno proseguito sulla cresta che la unisce all’Aguja Mermoz e poi al Cerro Fitz Roy, all’Aguja Poincenot, al’Aguja Rafael Juárez, all’Aguja Saint-Exúpery e infine all’Aguja de l’S. Circa 5 chilometri complessivi, con uno sviluppo verticale di 4000 metri, salendo da nord e scendendo da sud.

La prima salita della parete Nord del Hagshu, Himalaya indiano, è un’altra candidata al Piolet d’Or. È stata compiuta dagli sloveni Marko Prezelj, Luka Lindic e Aleš Cesen: i tre l’hanno “soffiata” agli inglesi Mick Fowler e Paul Ramsden, anche loro interessati alla stessa parete e impegnati sulla stessa montagna, su cui hanno alla fine aperto a loro volta una via sulla Nord Est. Ricordiamo che Marko Prezelj è un pilastro storico dell’alpinismo sloveno, nonché vincitore di due Piolet d’Or.

Infine ancora l’Himalaya, questa volta nepalese, dove i russi Alexander Gukov e Alexey Lonchinskiy hanno aperto una nuova via sulla parete sud ovest, alta 1.620 metri, del Thamserku una cima di 6.618 metri.

Le tre nomination sono state selezionate da una corposa giuria internazionale, composta da vere “autorità” del mondo verticale. I giurati erano l’italiano Hervé Barmasse, il giapponese Kazuki Amano, il russo Valeri Babanov, il francese Stephane Benoist, l’inglese Andy Houseman, l’americano Michael Kennedy, la tedesca Ines Papert, il canadese Raphael Slawinsky e lo sloveno Andrej Stemfelj.

Durante la manifestazione, giunta alla 23esima edizione, uno spazio sarà riservato alla celebrazione dell’Età d’oro dell’alpinismo, in occasione dei 150 anni dalla prima salita di alcune montagne ‘simbolo’ dell’arco alpino, come il Cervino, le Grandes Jorasses, l’Aiguille Verte. Infine, il Piolet d’Or alla carriera-Premio Walter Bonatti quest’anno è stato assegnato al britannico Chris Bonington, classe 1934, che tra gli anni ’60 e gli anni ’80 ha compiuto imprese sulle Alpi e in Himalaya. Nell’albo d’oro succede allo stesso Bonatti e a Reinhold Messner, Doug Scott, Robert Paragot, Kurt Diemberger e John Roskelley. L’ambito riconoscimento gli sarà consegnato sabato 11 aprile, alle 21, nella serata conclusiva dei Piolets d’Or in programma al Palanoir di Courmayeur.

 

(fonte: montagna.tv)

150 anni dalla prima salita del Cervino

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Cervino NE

 

150 anni della prima salita del Cervino: GIOACCHINO GOBBI ci racconta il suo punto di vista

Quest’anno 2015 festeggiamo i 150 anni dalla prima salita del Cervino e mi si chiede di raccontare come un uomo del Monte Bianco veda il Cervino”.

Quella che vi presentiamo è dunque la visione di Gioacchino Gobbi, patron di Grivel, storica azienda di attrezzatura d’alpinismo, fondata nell’Ottocento proprio ai piedi del Bianco, a Courmayeur.

“Dalla vetta del Monte Bianco si vede molto bene il Cervino e viceversa. Chi sale in alto ha la fortuna di vedere le montagne dal loro vero livello e non solo dal basso; questo rende ogni montagna ben diversa dalle sue sorelle. Chi arriva a Courmayeur si trova di fronte ad una grande bastionata lunga 30 kilometri la cui parte più alta è il Monte Bianco, solido, possente e imperioso; chi arriva al Breuil è colpito dalla grande piramide, sola, slanciata e leggera del Cervino. Niente di più diverso di queste due cime.

Tra le due date della prima salita, 1786 e 1865, è compresa la prima grande epoca dell’alpinismo: quella delle “conquiste”. Tra le due date è compreso il grande cambiamento: il 1786 giustifica le salite con motivazioni scientifiche e di scoperta (sul Monte Bianco fu subito portato un barometro) e il 1865 ufficializza il lato sportivo ed estetico dell’alpinismo senza altra giustificazione (sul Cervino non salì nessun barometro).
Nel 1786 c’era il Regno di Sardegna, nel 1865 era da poco nato il Regno d’Italia. Courmayeur è un vecchio villaggio che risale all’epoca delle conquiste di Roma Imperiale; Cervinia è un villaggio nuovo e inventato nel 1934 da un meno fortunato “Impero” ed un Courmayeurese parlerà più facilmente di Valtournenche o userà il toponimo Breuil. L’elencazione delle differenze può essere lunga, almeno come quella delle cose che invece uniscono i due paesi.

Il patois di Courmayeur e quello della Valtournenche sono diversi tra loro, ma non troppo, e ci capiamo egregiamente senza problemi. Questa è forse la metafora più giusta per definire i nostri rapporti: non parliamo proprio la stessa lingua, non valutiamo sempre allo stesso modo, ma ci capiamo con facilità.
Ci sono stati anche momenti di tensione. Ricordiamo il 28 luglio 1882 in cui tre guide del Cervino, Jean-Joseph Maquignaz con il figlio Battista ed il nipote Daniel, salirono per primi il Dente del Gigante dopo tre giorni di preparazione e con l’uso di ogni mezzo, scale scalette pioli e picconi, per accompagnare il giorno successivo i loro clienti Sella, i fratelli Alessandro, Alfonso, Corradino con il cugino Gaudenzio. Bisogna ricordare che il Dente del gigante è la punta più caratteristica e più evidente sul profilo della catena del Bianco, e quella che si vede più distintamente da Courmayeur e che era quindi considerato “terreno di caccia privato” dalle guide di Courmayeur. In più la cima si era negata a nomi sacri dell’alpinismo come Alfred Mummery che, nemico dei mezzi artificiali, aveva rinunciato nel 1880 a proseguire sulla parete lasciando addirittura un biglietto nel quale affermava che era impossibile progredire “by fear means” cioè con mezzi leale e non artificiali.
In fondo in un giorno di festa e dopo 133 anni potremmo anche dimenticarlo!”

Articolo tratto da www.montagna.tv/cms/autore Sara Sottocornola

Torna libero il gufo di palude

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gufo

Lunedì 8 dicembre il gufo di palude torna a volare

Un rarissimo Gufo di palude salvato dalla Lipu dopo un atto di bracconaggio nel milanese, sarà liberato pubblicamente il giorno Lunedi 8 Dicembre alle ore 11:30 davanti alla sede del CRFS Lipu “La Fagiana” di Pontevecchio di Magenta (MI).
Il raro rapace, protetto, era evidentemente in migrazione quando è stato colpito da una fucilata che ha prodotto la frattura all’ala.
Soccorso da un cittadino e ricoverato al CRFS è stato poi operato e riabilitato pazientemente al volo.
Ora si attende il rilascio che avverrà pubblicamente per condividere il successo di questo recupero prezioso.