Lac de l’Eychauda

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Avete una giornata libera e volete trascorrerla immersi nella natura?
Potreste fare un giro al Lac de l’Eychauda, scoprendo uno degli angoli più caratteristici del Parco Nazionale degli Ecrins.

In una calda domenica agostana abbiamo deciso anche noi di fare visita al Vallon de Chambran, che prende il nome dall’omonima borgata dove si lascia la macchina. Nella prima parte si cammina su comoda strada sterrata, si ignora la deviazione per il Col de l’Eychauda e si prosegue su un bel sentiero entrando nei confini del Parco Nazionale.
Si affrontano una lunga serie di tornanti che permettono di osservare le bastionate rocciose del Rocher du Pieron sulla sinistra e quelle del Rocher de l’Yret sulla destra.

Il sentiero di salita ed il Vallon de Chambran

Il lago si mantiene celato fino alla fine dietro alle bastionate rocciose che lo contengono, ma quando lo si raggiunge il colpo d’occhio è notevole. Domina su tutto un bellissimo colore celeste che contrasta con il grigiore delle pareti e delle pietraie circostanti. La bellezza del luogo è stata ripresa anche nel più conosciuto dipinto di Laurant Guétal, pittore francese della fine dell’Ottocento. Il quadro vincendo un concorso artistico venne scelto per l’Esposizione Universale del 1889 a Parigi.

Laurent Guetal Le lac de l'Eychauda
Laurent Guetal, Le lac de l’Eychauda, 1886, via Wikimedia Commons

Decidiamo di proseguire ancora una mezz’ora oltre il lago così da raggiungere il Col des Grangettes, un bel punto panoramico tanto sulla zona del lago, quanto sul vallone di Serre Chavalier. Sfortunatamente la giornata non è delle più terse e pertanto la visuale è parzialmente limitata.

Col des Grangettes

Ritornati sui nostri passi, pranziamo nei pressi del lago godendoci la vista ed un piacevole venticello prima di scendere verso il posteggio.

Teté Noire

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L’escursione che abbiamo fatto oggi ci ha portato in Francia nel territorio del comune di Nevache, nella regione Provenza Alpi Costa Azzurra.
Superato il centro abitato in direzione Laval, lasciamo l’auto nei pressi di “Pont du Rately”.

Le indicazioni per raggiungere il Refuge Buffére (GR57) e poi l’omonimo colle sono presenti poco dopo il ponte in legno; il sentiero parte a quota 1750 m e sale abbastanza ripido nella prima parte per poi abbattersi nelle vicinanze del rifugio.
In circa due ore siamo al Colle delle Buffére a 2472 m che offre una spettacolare vista sulla Grand Area, su Montagne des Agneaux e sulla Tete Noire, la nostra meta.

Raggiunto il colle occorre piegare decisamente a destra, risalendo pendii erbosi ripidi fino a portarsi su di una spalla che, percorsa in direzione della cima, ormai evidente, ci permette di scendere sul ghiaione sottostante la Tete Noire.
Si perdono almeno 70 metri per imboccare la traccia che, rimane abbastanza visibile malgrado non sia percorsa da molti escursionisti.
Recuperiamo un po’ di metri e siamo poco sotto al cima: un breve tratto di roccette e… il panorama è assicurato.

Lo sviluppo è di circa 14, 5 km in quanto dal rifugio al colle si cammina praticamente in piano ma, malgrado questo, alla fine della gita il dislivello positivo risulta essere di 1280 m

Monte Lungin: una bella e lung(in)a gita in Val Troncea

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Val Troncea

Con il mese di giugno si torna a salire verso l’alto, la bella stagione è oramai iniziata, i prati sono in fiore e le giornate sono tanto lunghe da non trovare quasi fine: condizioni perfette per belle e lunghe gite. In un’assolata giornata della scorsa settimana la scelta è ricaduta sul Monte Lungin, sommità posta sul fondo della Val Troncea, proprio al di sopra delle sorgenti del torrente Chisone.

Permetteteci una breve ma doverosa digressione. Abbiamo indirettamente citato in questa introduzione il sole, i fiori e l’acqua, cosa manca? La neve! Nelle Alpi Occidentali, il paesaggio di media ed alta quota del mese di giugno si caratterizza generalmente per l’alternanza di verdi prati e di grandi aree ancora coperte dalla neve. Quest’anno la situazione è differente; anche nelle valli più ombreggiate le chiazze di neve sono totalmente assenti e la percezione visiva è quella tipicamente agostana. I corsi d’acqua solitamente carichi e rombanti, sono silenziosi e limitati nella loro portata. La situazione non può che destare preoccupazione.

L’itinerario percorre nella prima parte tutta la strada di fondovalle, dal parcheggio di Laval, dove è posto il confine del parco naturale, sin nei pressi dell’Alpe May. Da qui si continua su sentiero seguendo il corso della vallata principale, salvo poi abbandonarlo per raggiungere il Colle della Valletta. Con percorso piuttosto logico ma ripido si guadagna quindi l’antecima e poi brevemente la massima sommità della montagna. Negli ultimi metri si incontrano le uniche (contenute) difficoltà del percorso con il superamento di alcuni costoloni rocciosi.

Se cercate un luogo scarsamente frequentato, questo itinerario farà certamente al caso vostro, durante la salita gli unici esseri viventi incontrati sono stati le marmotte ed un solitario camoscio. Allo stesso tempo occorre tenere a mente che si tratta di un percorso piuttosto lungo (circa 20 chilometri) e che in alcuni tratti il sentiero non è molto evidente: paletti di legno e segnavia aiutano in ogni caso nell’individuazione della corretta direzione.

Un ottimo itinerario per chi non conoscesse la Val Troncea oppure per chi l’ha già frequentata e cerca un angolo meno battuto.

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